Salinas de Guaranda - Ecuador - Foto: Roberta Curiazi
Il dibattito sullo sviluppo, che caratterizza da anni i principali tavoli di discussione politica a livello internazionale, ha via via richiamato l’attenzione sul “locale” come dimensione ottimale a partire dalla quale implementare politiche volte al miglioramento delle condizioni di vita di molte popolazioni del mondo, attraverso il rinsaldarsi del legame col proprio patrimonio culturale ed ambientale e l’utilizzo delle risorse presenti sul territorio.
L’allargamento a livello globale del già imponente gap tra i “poveri” – vecchi e nuovi – ed i “ricchi” del mondo ha reso la lotta e l’alleviamento della povertà uno degli obiettivi più urgenti dei nostri giorni, ma anche più difficili da raggiungere.
Gran parte della povertà mondiale è povertà rurale, ovvero quella povertà che caratterizza i tanti agricoltori (campesinos) del mondo che continuano a vivere ai margini della società e ad essere scalzati fuori da ogni possibilità di accesso al mercato, per via della mancanza strutturale di risorse nella quale versano. La necessità di sopravvivere, unita all’esigenza di incorporare i veloci cambiamenti imposti dal mondo globalizzato, ha portato nel tempo queste popolazioni a perdere o a contaminare, talvolta irreparabilmente, l’“antico” rapporto con l’ambiente e la natura, fonti di vita e di sostentamento, ma anche molto del proprio patrimonio culturale intangibile, fatto di tradizioni, conoscenze, usi e costumi che, paradossalmente, sono stati proprio gli unici elementi dimostratisi in grado di rinsaldare, laddove compromessi, i legami già esistenti all’interno delle comunità e di tenere unite queste fragili realtà di fronte alle continue sfide imposte dal “cambiamento”.
E’ in questo contesto che si innesta l’esperienza di sviluppo proposta e presentata in questo lavoro, sintesi di una lunga ricerca sul campo svolta nelle Ande centrali dell’Ecuador, nella località di Salinas de Guaranda, un villaggio meticcio della Provincia di Bolívar, capoluogo parrocchiale di una più vasta comunità che raggruppa una trentina di villaggi, molti dei quali in toto o in prevalenza di etnia indigena quechua. Un’esperienza, quella di Salinas, che all’interno del panorama ecuadoriano, ed anche nel più vasto panorama internazionale, si presenta come un esempio innovativo, coraggioso ed ambizioso di riconquista del protagonismo da parte della popolazione locale, dopo un passato di oppressione, sfruttamento, povertà ed emarginazione, divenendo in soli trent’anni “emblema” dello sviluppo e “immagine che guida”.
Attraverso una attenta e programmatica riqualificazione del territorio che si è tradotta, nel tempo, nella scoperta e riscoperta di modalità differenti, tradizionali e non, di utilizzo delle risorse e delle ricchezze locali, si è infatti potuto dare vita ad un vivace tessuto economico-produttivo con proficue ricadute sul piano sociale e culturale, sposando un agire innovativo che facesse però leva su quanto già presente e consolidato in termini di elementi caratteristici del territorio e delle popolazioni che in esso e con esso hanno da sempre intessuto legami imprescindibili per la propria sopravvivenza.
Di qui la scelta e l’esigenza di puntare ad una crescita che non fosse fine a se stessa, ma che si traducesse in un virtuoso processo di sviluppo, alternativo, pensato secondo la logica della democrazia partecipativa e volto ad un concreto miglioramento delle condizioni di vita e dell’ambiente di vita, passando per un’equa redistribuzione tanto delle risorse presenti quanto della ricchezza creata. Ciò a conferma del fatto che ragionare in termini di “crescita” non equivale a parlare di “sviluppo” - e viceversa - e che agire secondo una logica o l’altra porterà inevitabilmente a risultati differenti: l’aspetto qualitativo, insito nel concetto stesso di sviluppo, che va a misurare per l’appunto il benessere e la qualità di vita di una popolazione e del suo ambiente, non deve cioè cedere il passo a quello più strettamente quantitativo, di crescita economica, a partire dal quale, se non vi è una equa redistribuzione delle risorse, quasi mai si potranno innescare processi di sviluppo duraturi e sostenibili nel tempo. L’accezione di “alternativo” sta quindi ad indicare, prima di ogni altra cosa, l’implementazione di processi di sviluppo che siano includenti, e pertanto accessibili a tutti gli individui, e realmente concretizzabili partendo dalle risorse presenti in loco e nel rispetto di quell’insieme identitario – storico, sociale, culturale, politico, economico ed ambientale – che caratterizza ogni realtà ed ogni specifico contesto del mondo. Da cui l’importanza di implementare alla base processi di governance che, attraverso la partecipazione di tutti gli attori del territorio, si configurino come emanazione delle istanze degli stessi e del territorio di appartenenza.
Valle interandina - Ecuador - Foto: Roberta Curiazi
Nel corso del lavoro si fornirà un breve ma incisivo identikit dell’Ecuador, come fondamentale cornice al caso di studio oggetto di indagine. Allo scopo si procederà ad una descrizione geografico-ambientale, sociale, culturale, politica ed economica della realtà ecuadoriana, tanto a livello nazionale quanto più strettamente regionale. Questo esercizio sarà utile per rendere più visibili e comprensibili i fattori che hanno determinato il decollo e la continuità dell’esperienza dei Salineros, accompagnati dalla paziente ed appassionata guida di un Padre salesiano italiano, che li ha condotti nel lungo cammino verso l’auto-determinazione e la riconquista di una libertà di scelta un tempo non lontano negata e, successivamente, ritrovata.
Partendo dalla riscoperta della propria identità culturale e della memoria storica del proprio territorio, i Salineros hanno posto le basi per un processo di sviluppo capace di autoalimentarsi nel tempo, perchè incentrato sulla valorizzazione delle risorse locali in un’ottica presente e futura, consolidando le buone pratiche acquisite e costruendo quei margini di stabilità atti a garantire uno sviluppo realmente autonomo, sostenibile e duraturo sul medio-lungo periodo. Risorse – umane, naturali, culturali, storiche - che divengono quindi elemento fondante del virtuoso processo innescato e senza le quali verrebbe a mancare quel tessuto identitario unico e determinante per proseguire, rafforzandosi, nella difficile strada intrapresa.
Raggiungere una dimensione di sviluppo accettabile in queste realtà significa allora, in concreto, lavorare sulla forte coesione sociale esistente tra gli attori locali, rafforzata dalla condivisione di un percorso storico che ha forgiato l’identità culturale ed etnica di queste popolazioni ed il loro sentimento di appartenenza ad un medesimo territorio. Tutti fattori, questi, che possono risultare fondamentali nella costruzione di un percorso di sviluppo che sia reale espressione delle necessità di coloro che ne sono parte e che sia capace di armonizzare l’esigenza di crescita con quella di preservazione della propria realtà di vita nell’accezione più ampia del termine.
Di qui la crescente consapevolezza ed attenzione rivolta alla conservazione ed alla tutela dei patrimoni storico, architettonico e paesaggistico locali, come dimensioni caratterizzanti la specificità del territorio e determinanti nel delineare percorsi di sviluppo pensati dal territorio per il territorio. In definitiva, l’approccio sostenibile si deve allargare fino a ricomprendere tutti i campi, economico, politico e sociale, a partire dalla dimensione semplificata dell’ambiente, sino e soprattutto a quella culturale e sociale (Segre, 2005). Questo al fine di immaginare percorsi e progetti che sappiano realmente ricomporre la frattura esistente fra uomo e ambiente (Dallari, 2005) e fra progresso e conservazione della memoria e dell’identità dei luoghi.
Oggi Salinas si trova in un momento di passaggio e, come tale, caratterizzato da una certa instabilità. Ma è proprio in queste fasi che si producono nuovi assetti, nuove gerarchie e nuove regole, che impongono di indirizzarsi necessariamente verso una riflessione comparata che abbracci la tradizione di ieri, l’esigenza di oggi e l’innovazione necessaria a tracciare nuovi orizzonti futuri.
Solo in questo modo per i Salineros, e per i tanti campesinos del mondo, si potranno costruire i presupposti per un futuro migliore, diverso e possibile.
Le parole di un protagonista di questa esperienza: “...Quindi Salinas perchè è riuscita? Perchè di fronte alle teorizzazioni dello sviluppo utopico, dello sviluppo perfetto, dello sviluppo per tutti, ha realizzato lo sviluppo possibile”.