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(titolo, relatore, laureando)

Palazzo Valloni a Rimini.
Relatore: Prof. Arch. G. Petrini
Laureando/i: Giulio Starnini, Mario Giulianelli
Anno accademico: 1989/1990
FILOSOFIA DEL PROGETTO
Il progetto che abbiamo proposto tende a valorizzare il recupero integrale dell’edificio alla funzione cinematografica.
 Questa scelta è stata legittimata dal ruolo che il cinema Fulgor ha svolto sia nel contesto cittadino, che all’interno del palazzo Valloni, nel rapporto con le altre destinazioni d’uso impiegate.
 Tale ruolo, peraltro già ampiamente evidenziato nella relazione storica, assume una particolare rilevanza se si considera lo speciale fervore cinematografico che sta riabbracciando la città di Rimini.
 Abbiamo assistito in questo ultimo decennio allo sviluppo di manifestazioni tematiche sul cinema di livello internazionale, quali “Rimini Cinema” ed “Europa Cinema” che hanno riportato alla ribalta la città di Rimini nel vasto panorama della cultura internazionale.
 Se tali manifestazioni, pienamente riuscite, hanno valorizzato tanti artisti e la città stessa, merito e forse ruolo decisivo lo si deve attribuire proprio alla presenza del cinema Fulgor a Rimini.
 Questa presenza riconosciuta fino al punto di raffigurare nel marchio pubblicitario di una delle manifestazioni la caricatura di Carlo Massa disegnata da Federico Fellini, è il segno emblematico di quell’importanza che abbiamo voluto sottolineare con il nostro progetto.
 L’attenzione ricevuta da queste manifestazioni unita ad un più ampio orizzonte di interessi focalizzati intorno al dibattito cinematografico, peraltro giunto fino a Mosca e Parigi negli ultimi tre anni con tutta una seguente serie di programmazioni future, ci hanno indotto a constatare l’inadeguatezza delle strutture cinematografiche e culturali locali.
 Una certezza si può considerare ormai acquisita: è quella relativa ai centri storici come luoghi privilegiati della cultura […]  Insomma, la rinascita della città passa anche attraverso il grande potenziale rappresentato dagli antichi contenitori destinati ad attività culturali.  Del resto, a ben guardare questo fenomeno trae origini lontane: già all’inizio dell’800, dopo le soppressioni napoleoniche, molti complessi chiesastici e conventuali, si trasformano in biblioteche e musei; ed ancora nei primi decenni del ‘900, le nuove sale cinematografiche si inseriscono all’interno di alcuni palazzi appositamente ristrutturati.   Ma questo processo di progressiva modificazione d’uso di quella parte di tessuto edilizio che rischiava, per molte ragioni, di essere abbandonata e distrutta, si ripropone con più vigore e continuità, ad iniziare dagli anni  ’70, quando la politica di recupero dei centri porta anche al restauro di alcuni edifici importanti a fini culturali.  Quando cioè si crea uno stretto legame  tra il recupero fisico degli edifici storici e l’utilizzazione in senso culturale di alcuni di essi, i cosiddetti contenitori. (1)
 Queste considerazioni che avvalorano le nostre ipotesi, introducono appunto il nostro intervento in un dibattito culturale già aperto, nel quale sono segni ormai ben individuati tutti quei centri culturali che sono stati creati e voluti nell’ottica di una seria risposta al desiderio emergente della cultura degli ultimi venti anni.
 In una fase in cui la fascia del tempo libero tende ad estendersi in termini sempre più accentuati, le attività legate al mondo del teatro, delle arti figurative, del cinema e della televisione hanno acquisito una capacità di attrazione impensabile fino a qualche decennio fa. Basti pensare ai veri e propri fenomeni di moda che si sono creati attorno ad alcuni eventi artistici e musicali. Non si può ancora parlare di un radicale cambiamento di rotta rispetto ai miti ed ai riti  tradizionali degli italiani, ma certo qualche segno importante si può fin d’ora cogliere. La cultura, nei bilanci comunali e nelle abitudini nazionali, non è più considerata un optional, qualcosa di superfluo a cui si può facilmente rinunciare;essa rappresenta ormai una voce fissa, indispensabile che richiede una programmazione ed una gestione in grado di rispondere all’esigenza sempre più estesa di socializzare le proposte che emergono in campo culturale. (2)
 Il messaggio che si coglie da questa nota ci ha ulteriormente convinti dell’utilità di un unico centro nella città, che possa accogliere contemporaneamente le strutture del cinema, della videoteca e del museo.
 La singolarità del luogo oggetto della nostra proposta ha permesso inoltre di sviluppare due diverse sezioni museografiche; una al primo piano, maggiormente caratterizzante il luogo in cui si inserisce, dedicata a Fellini, e l’altra al piano terra con ingressi sul Corso d’Augusto e la via Verdi per una mostra temporanea, che tende a coordinare il ruolo polivalente del centro.
 Tale caratteristica come si  premetteva costituisce elemento importante nel già avviato dibattito, tra i luoghi specializzati a destinazione univoca, come palazzo Grassi a Venezia, il teatro del Piccolo a Milano, i teatri storici dell’Emilia Romagna; e i luoghi integrati a carattere polivalente, come il museo di Prato, il San Biagio a Cesena, il centro culturale a Cattolica.
 Al di là della constatazione effettiva dell’esistenza di tale dibattito è stato per noi particolarmente interessante fare queste scelte alla luce della odierna modificazione delle abitudini di vita che con l’esplosione del tempo libero ha prodotto una diretta conseguenza : i luoghi della cultura sono divenuti centro della vita sociale per un pubblico di massa e non più per piccoli gruppi di cittadini.    I musei, le biblioteche, le gallerie d’arte, le sale per lo spettacolo tendono sempre più ad assumere nel contesto urbano una centralità diversa e per molti versi inedita, quella stessa centralità che nel passato era espressa da altri luoghi, come ad esempio le piazze e le cattedrali.(3)
 Per quanto riguarda il nostro intervento si è ritenuto opportuno conservare inalterati i locali occupati da cinema Fulgor, in quanto tale cinema ha ricoperto e ricopre tutt’ora un ruolo fondamentale per quanto riguarda la memoria lasciata a Rimini ed al mondo da Fellini.
 Nello spazio rimanente, sempre nel rispetto dello schema distributivo esistente, si sono previsti come già accennato, dei locali con destinazioni complementari al cinema

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